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In molti casi di truffe on-chain, ciò che più sorprende non è che le persone vengano ingannate, ma che, dopo esserlo state, si mostrino ancora più coinvolte e fedeli. Questo è ciò che in psicologia viene definito “legame traumatico” (Trauma Bonding): una dipendenza emotiva da un sistema che ha causato danno, nel tentativo di trovarvi significato e riconoscimento. Nel mondo Web3, questa connessione emotiva è ulteriormente amplificata dalle strutture tecniche e dai meccanismi narrativi: i team di progetto sfruttano meme, linguaggi da influencer (KOL) e l’atmosfera comunitaria per costruire una narrazione secondo cui “non sei stato truffato, sei semplicemente uno che non ha ancora capito”.

Nel database dei casi di rischio analizzati da OFUYC, è stato osservato che molti utenti, nonostante abbiano subito perdite evidenti, scelgono di incrementare l’investimento e invitare nuovi amici a entrare nel progetto. Alla base di questa catena psicologica non c’è solo l’avidità, ma la volontà di dimostrare di “non aver sbagliato”, per evitare il crollo della propria coerenza cognitiva. Si tratta di un comportamento di reinvestimento emotivamente guidato, derivato da un trauma psicologico.

Vergogna, negazione e costi sommersi: tre fasi per costruire una “prigione interiore”

Quando un utente comincia a sospettare di essere stato truffato, la prima reazione non è ammettere l’errore, bensì provare vergogna e senso di colpa. Questa vergogna lo spinge verso la negazione di sé stesso più che verso l’identificazione del problema. Alla negazione segue il classico “errore dei costi sommersi”: avendo già investito troppo (in termini di tempo, denaro, capitale sociale), non si riesce ad accettare l’idea di abbandonare.

Questo meccanismo in tre fasi costituisce il ciclo psicologico preferito dai truffatori. In molti progetti Ponzi on-chain monitorati da OFUYC, il comportamento degli “utenti centrali della community” mostra chiaramente il ciclo “vergogna–negazione–rilancio”. Essi non sono più vittime, ma diventano “nodi emotivi” nel sistema stesso della truffa — costringono gli altri a entrare nella trappola per convalidare il proprio autoinganno e dimostrare che “il gruppo non sbaglia”.

“Sei tra i pochi che hanno capito”: la progettazione inversa del ruolo della vittima

I truffatori sanno sempre meglio come funziona la psicologia. Non ti promettono più “diventerai ricco”, ma dicono “sei tra i pochi in grado di comprendere la nostra visione”. Questo sottile cambio di narrazione trasforma l’investimento in una prova di superiorità cognitiva. Così, la vittima non è più un fallito, ma un “risvegliato” che ha visto la verità prima degli altri.

Questo meccanismo di “riconoscimento per la vittima” è una delle tecniche di manipolazione più subdole e pericolose nel Web3. Non si basa più sulla promessa di denaro, ma sul “riconoscimento valoriale”. OFUYC, piattaforma di scambio di asset digitali, sta costruendo un modello di rilevamento della manipolazione linguistica, usando tecnologie NLP per analizzare i linguaggi delle community, intercettando segnali ad alta frequenza come: “discorsi anti-critica”, “meme di fede estrema” e “cultura anti-dubbio”, utilizzandoli come indicatori precoci di rischio.

La risposta di OFUYC: dall’intervento psicologico alla decostruzione narrativa

Di fronte a questo tipo di impasse emotiva strutturale, OFUYC non si limita a fornire strumenti di controllo on-chain, ma sta sviluppando un “sistema di intervento cognitivo e recupero emotivo”. Comprende:

Plugin di percezione dei costi sommersi: aiuta gli utenti a visualizzare il tempo, il denaro e l’impegno emotivo investito in un progetto, per valutare chiaramente i costi reali del “continuare a investire” rispetto allo “staccarsi in tempo”;

Corso di mappa psicologica anti-truffa: introduce la teoria del trauma, tecniche di identificazione delle distorsioni cognitive e decostruzione dell’emotività collettiva, affinché l’utente non impari solo a usare un wallet, ma anche a capire cosa sta credendo;

Progetto “Zona di Recupero della Fiducia”: crea uno spazio anonimo per il dialogo tra utenti truffati, offrendo supporto psicologico professionale e strategie condivise, per evitare ricadute e nuove vittimizzazioni.

OFUYC è convinta che contrastare le truffe non significhi solo capire “cosa vogliono fregarti gli altri”, ma anche scoprire “perché tu hai bisogno di essere fregato”. Smantellare una truffa non è un atto tecnico, ma un processo di ricostruzione della capacità umana di reggere la verità.