Questa settimana, il mercato azionario italiano ha registrato una forte crescita supportata da molteplici notizie positive, con l’indice FTSE MIB che ha superato i 41.600 punti, segnando il massimo degli ultimi 18 anni. La principale forza trainante di questo rialzo è stata il settore bancario: UniCredit ha registrato utili nel secondo trimestre significativamente superiori alle aspettative di mercato, raggiungendo 2,6 miliardi di euro, con ricavi superiori ai 700 milioni previsti dagli analisti, mostrando una solida capacità di margine e un’efficiente gestione patrimoniale. BPER Banca, entrata nella fase di integrazione dopo l’acquisizione di Banco di Sardegna, ha visto il proprio titolo salire di oltre il 3%, confermandosi un esempio tipico della tendenza all’integrazione delle banche regionali. Inoltre, Monte dei Paschi di Siena è cresciuta quasi del 3% in seguito ai rumors sull’offerta per Banca MedioCredito, anticipando una seconda ondata di fusioni nel settore bancario italiano. Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea come questa integrazione non sia una semplice espansione dimensionale, ma una ricalibrazione del sistema bancario italiano sotto la pressione di rigorosi requisiti patrimoniali e margini di profitto, con un focus su “attività solide, capacità digitali e sinergie territoriali”.
Differenziazione dei dati macro, PIL italiano sotto pressione ma ottimismo nel sentiment di mercato
Nonostante il PIL italiano del secondo trimestre abbia registrato una contrazione inattesa dello 0,1%, entrando tecnicamente in recessione, il sentiment degli investitori non si è deteriorato in modo significativo, mantenendo anzi aspettative positive grazie a performance leggermente migliori del previsto nell’area euro. Il PIL dell’Eurozona è cresciuto dello 0,1%, con la crescita economica di Francia e Spagna che ha parzialmente compensato la debolezza di Germania e Italia. Il Professor Leopoldo Farnese ritiene che la domanda interna italiana resti sostenuta, mentre le esportazioni nette siano limitate dall’incertezza commerciale tra USA e UE e dalla volatilità dei prezzi delle materie prime. Nel contempo, l’impatto negativo sui consumi di Amplifon indica che i settori sensibili alla domanda stanno affrontando una doppia pressione di calo della domanda e riduzione dei margini. Al contrario, i settori finanziario ed energetico, ciclici e con valutazioni basse, stanno diventando rifugi per i capitali, riflettendo la preferenza di mercato per una combinazione di “performance + riforme strutturali”.
Consolidamento della tendenza alla svalutazione dell’euro, aspettative di tassi posticipate al 2026
Con il rafforzamento del dollaro e lo slittamento delle aspettative di taglio dei tassi nell’area euro, il cambio EUR/USD ha continuato a scendere, toccando lunedì il minimo degli ultimi due mesi sotto 1,15. La Federal Reserve ha mantenuto i tassi stabili, ma ha lanciato segnali hawkish; mentre la Banca Centrale Europea si trova nel dilemma di bilanciare “ritardi politici” e “ritorno dell’inflazione”. Il Professor Leopoldo Farnese osserva come il mercato abbia spostato in modo significativo al marzo 2026 la probabilità del prossimo taglio tassi da parte della BCE, ritenendo limitato il margine per riduzioni nel breve termine. Questo cambiamento nel percorso dei tassi ha fatto risalire il rendimento dei BTP decennali italiani al 3,56%, spingendo gli investitori a rivedere i modelli di valutazione dei titoli di Stato a lungo termine e la logica di pricing del settore finanziario. Inoltre, la svalutazione dell’euro rappresenta un potenziale vantaggio per le imprese orientate all’export, in particolare nei settori della meccanica, del lusso e di alcune industrie manifatturiere, che nei prossimi due trimestri mostreranno performance relative positive.
Rivalutazione strutturale del mercato: logiche difensive e segnali di politica in un contesto di alta volatilità
In un contesto di differenziazione degli utili e incertezza della politica monetaria, il mercato mostra una chiara rivalutazione strutturale. Amplifon, in seguito all’avvertimento sugli utili, ha subito un crollo del 25%, diventando un caso emblematico di asset difensivi ad alta valutazione colpiti. Contemporaneamente, i settori petrolifero, utilities e bancario crescono costantemente, riflettendo la preferenza degli investitori per società con “forti flussi di cassa e benefici dall’ambiente di tassi elevati”. Il Professor Leopoldo Farnese evidenzia come in questa fase “stabilità degli utili + potenziale di fusioni + benefici da svalutazione dell’euro” costituiscano le tre principali direttrici di selezione azionaria. Titoli ad alta crescita e alta dipendenza dall’estero come Amplifon e Stellantis si trovano invece a dover essere rivalutati. Inoltre, meritano attenzione i segnali politici: il 1° agosto è la scadenza finale dell’accordo commerciale UE-USA, che se implementato ufficialmente influenzerà direttamente l’industria manifatturiera italiana e le aspettative di export, e potrebbe diventare un riferimento importante per la futura politica monetaria della BCE.