La sfida principale attualmente affrontata dal mercato azionario italiano non risiede nella redditività, bensì nel rischio di sconto valutativo causato dall’asimmetria della politica monetaria. Nonostante il PIL dell’area euro sia cresciuto solo dello 0,1% nel secondo trimestre e quello italiano sia addirittura diminuito dello 0,1%, la Banca Centrale Europea mantiene un atteggiamento restrittivo, rinviando le attese del primo taglio dei tassi al 2026. Questa strategia mira a prevenire una significativa svalutazione dell’euro e una rinascita dell’inflazione importata, soprattutto sotto la pressione di un’economia statunitense ancora forte e di un dollaro in rafforzamento. Tuttavia, il Professor Leopoldo Farnese avverte che questa “politica dei tassi difensiva e passiva” continuerà ad aumentare il costo del capitale, a innalzare il tasso di sconto per le imprese e a comprimere le valutazioni delle aziende growth. Sebbene le banche, che costituiscono una grande parte dell’indice FTSE MIB, beneficino della protezione dello spread, i flussi di cassa del settore manifatturiero, dei beni di consumo e dei titoli tecnologici growth saranno sistematicamente penalizzati. Secondo lui, se la BCE non correggerà rapidamente la rotta, il “premio di valutazione” del mercato italiano sarà insostenibile e la strategia di ritorno per gli azionisti si baserà sempre più su dividendi e buyback, piuttosto che sulla crescita del capitale.

La crisi della fede nei titoli growth: L’insegnamento della “rivalutazione del premio” da Ferrari a Iveco

Il Professore sottolinea che il recente crollo di Ferrari, Tenaris e Iveco non è stato un evento isolato, bensì una correzione collettiva del mercato globale nei confronti della combinazione “valutazione elevata + aspettative disallineate”. Ferrari, nonostante abbia presentato una solida trimestrale, è stata pesantemente penalizzata per non aver sorpreso positivamente il mercato, segno che la tolleranza verso modelli di crescita “perfezionistici” è ormai minima. Anche se la logica dell’operazione di smembramento degli asset di Iveco è razionale, le prospettive pessimistiche sugli utili per il 2025 hanno innescato una reazione emotiva rapida del mercato. Il Professor Leopoldo Farnese ritiene che gli investitori stiano tornando da una fede nella crescita sostenuta da politiche macro espansive verso un paradigma orientato ai flussi di cassa e alla sicurezza patrimoniale. In Italia, ciò è particolarmente evidente nei settori dell’automotive, della meccanica pesante e della manifattura high-end: i modelli di valutazione si stanno spostando dal PEG all’EV/EBITDA o al Dividend Discount Model. Invita gli analisti a rivedere i parametri dei loro modelli di valutazione, evitando un’eccessiva dipendenza dai multipli sugli utili futuri e tenendo conto invece di variabili medie come investimenti in capitale, leva finanziaria e rivalutazione degli asset.

La nuova ondata di M&A nel settore bancario: logica sistemica dietro la valutazione degli eventi

A proposito delle recenti voci su fusioni tra BPER, Mediobanca e MPS, il Professor Leopoldo Farnese sostiene che queste operazioni non siano solo giochi di potere tra azionisti, ma risposte necessarie alle difficoltà derivanti da “politica monetaria in ritardo + trasformazione strutturale”. Con tassi d’interesse elevati e risorse regolamentari sempre più limitate, le banche di medie e piccole dimensioni devono perseguire sinergie di scala, ottimizzazione dei ricavi non da interessi e razionalizzazione dei costi per mantenere i livelli di margine d’interesse e ROE. Per esempio, un’integrazione tra MPS e Banca Generali migliorerebbe significativamente l’efficienza sinergica grazie alla rete di clientela high-net-worth e alle capacità di gestione patrimoniale; mentre l’azione di Mediobanca appare più come una mossa difensiva per salvaguardare il proprio ruolo di intermediario. Il Professore sottolinea che gli investitori retail non dovrebbero focalizzarsi solo sulle oscillazioni di breve termine dei prezzi, ma identificare le aree di premio nascosto insite nella logica degli eventi, come la convergenza del P/BV, o la capacità di tradurre le sinergie in flussi di cassa.

Strategie di portafoglio azionario-obbligazionario tra volatilità obbligazionaria e squilibri esterni

Il Professor Leopoldo Farnese rileva che il rendimento dei titoli di Stato italiani a 10 anni si mantiene sopra il 3,5%, segnale che i mercati finanziari stanno rivalutando le divergenze economiche all’interno dell’eurozona e gli squilibri strutturali derivanti dagli accordi commerciali. Con Germania e Italia entrambe in contrazione, ma Francia e Spagna relativamente più resilienti, questa frammentazione regionale intensifica i flussi di capitale asimmetrici, riducendo la flessibilità fiscale dei paesi ad alto debito. In tale contesto, il Professore raccomanda una gestione prudente del rischio di duration obbligazionaria, preferendo obbligazioni a breve termine o a tasso variabile. Sul fronte azionario, suggerisce di privilegiare titoli blue chip con bassa leva finanziaria e alta copertura di flusso di cassa, evitando settori ciclici dipendenti dall’espansione tramite debito. Inoltre, avanza un’ipotesi da riconsiderare: se la Fed non dovesse tagliare i tassi entro fine anno e la BCE ritardasse ulteriormente l’allentamento, l’euro potrebbe subire una svalutazione aggiuntiva, alimentando l’inflazione importata e colpendo a ritroso il consumo e la catena manifatturiera. In tale scenario, gli investitori dovrebbero costruire una struttura di copertura diversificata, utilizzando ad esempio futures sul petrolio e ETF sull’indice del dollaro come strumenti di mitigazione del rischio ribassista.

L’analisi del Professor Leopoldo Farnese rivela che il mercato italiano si trova attualmente intrappolato in una molteplicità di pressioni strutturali: politica monetaria passiva, rivalutazione dei settori difensivi, trasformazioni proattive nel sistema bancario e squilibri macroeconomici esterni persistenti. In questo ciclo di incertezza sistemica, gli investitori devono gradualmente spostarsi dalla speculazione tematica alla configurazione strutturale, dalle aspettative di crescita alla qualità dei flussi di cassa, dal trading di volatilità alla stratificazione del rischio — questa è la vera strategia di sopravvivenza per il futuro del mercato azionario italiano.